Di una casa antica, egiziana, greca o romana, ne sappiamo a sufficienza per farci un'idea del tipo di mobilia che l'arredava e l'adornava.
Non moltissimo, certo, è riferito ad una classe sociale molto alta, giacché i più non possedevano abbastanza nemmeno per vestirsi e per mangiare.
Le risultanze archeologiche, eccetto casi straordinari, non sono state proficue di testimonianze, né la deperibilità del materiale, il legno, ha facilitato l'archeologia. Vengono in soccorso le altre discipline della storia e dell'arte: testimonianze letterarie, per esempio, raccontano spesso della vita quotidiana per le strade e nelle case dell'Atene del V secolo a. C. o della Roma tardo-repubblicana e imperiale.
Affreschi e dipinti, ma soprattutto anfore, crateri, brocche per acqua o per vino contenitori per derrate alimentari, tazze quanto altro rimane dell'infinita varietà di vasi greci, specialmente dal VII-VI secolo a. C. in poi, costituiscono una miniera inesauribile di documentazione, uno spaccato di vita quotidiana, che riaffiora e scorre davanti ai nostri occhi. E cosi dai rilievi tombali, dai sarcofagi o dalle tavolette in terracotta di Locri si può attingere a piene mani per ricostruire anche un pezzo di casa antica. Il mondo antico non ha più segreti nel campo dell'arredamento.
Mobili antichi Egizi
In Egitto il trono di Tutankhamon è troppo particolare per costituire un valido punto di riferimento, ma si può ipotizzare che non sia molto diverso ne dai troni su cui sedevano effettivamente i faraoni ne dalle poltrone riservate ai dignitari di corte e ai sacerdoti.
Al trono-simbolo si adeguavano diverse tipologie di sedili e, probabilmente, gli altri arredi, con schienale alto ed eretto, piedi a zampa di toro o di leone e decorazioni desunte dal mondo fluviale, quali foglie di papiro e foglie e fiori di palma, talvolta lavorate a traforo. Esistevano inoltre, sgabelli a cubo o pieghevoli, con gambe incrociate a "X" e cuscini più o meno imbottiti per una seduta più confortevole.
Mancando il tavolo, si mangiava seduti sugli sgabelli. Un unico contenitore, un cassone, conteneva la biancheria ed era ben decorato, sebbene strutturalmente semplice; altri contenitori piccoli e grandi, contenevano l'occorrente per la cosmesi e la toilette femminile.
Il mobile egiziano, quindi, era un arredo ricco ma discreto, con belle soluzioni decorative ma senza sfarzo: il lusso era equilibrato, mai eccessivo. Più elegante e raffinato, di certo più semplice, era il mobile greco: dal regno del divino faraone alla democrazia nell'Atene del V secolo a.C. corre circa un millennio.
Mobili antichi Magna Grecia e Grecia
La diversità delle due civiltà in termini di concezione politica, legislazione e cultura si riflette sull'arredo della casa greca, in cui il letto tavolo o divano-letto, la kline, da cui deriva il triclinio romano, serviva per mangiare, per conversare o discutere di filosofia mentre le vivande erano poggiate su tavolinetti bassi, a tre o a quattro piedi.
La decorazione era varia ma non si discostava da palmette, lesene e capitellini. Il sedile tipico era il klismos, notissimo anche perché imitato in un tipo di sedia molto in voga sul finire del XVIII secolo, nel periodo del revival neoclassico: pratico, leggero ed estremamente elegante, aveva gambe rettangolari molto arcuate verso l'interno, schienale ampio e avvolgente, seduta larga. Non pare che avesse decorazioni che, del resto, sarebbero state inutili dal momento che non v'era struttura da abbellire o da alleggerire, essendo lo stesso klismos una raffinata sintesi di forma e struttura, all'insegna di una squisitissima eleganza ornamentazioni l'avrebbero solo appesantito.
Molto documentato è il cassone per biancheria, anch'esso semplice nella struttura, ma frequentemente decorato anche sui fianchi, raffigurato spesso su steli funerarie dinnanzi a esili e malinconiche figure di fanciulle intente a riporre o a prendere biancheria: evidente re mente era un mobile molto in uso e di una certa importanza nella dimora greca e la rappresentazione funeraria accanto alla fanciulla testimoniava l'affetto tutto terreno per quel mobile, evidentemente soprattutto femminile.
Mobili e oggetti antichi romani
La casa romana reinterpreta quella greco-ellenistica ed etrusca: il sedile ricordava il trono greco ed era certamente importante perché vi sedeva il pater familias, l'autorità più importante della domus c'erano, inoltre, sgabelli e, particolarmente usato dalle donne, un sedile-poltrona di vimini intrecciati, con schienale alto e confortevoli.
Il triclinio nell'antica Roma
Conosciuti sono anche gli ampi letti triclinari, mostrati spesso dai kolossal cinematografici: presso i Romani dell'età imperiale, il triclinio era elemento necessario e indispensabile; vi si mangiava, vi si dormiva e vi si trascorrevano lunghissime ore a discutere di arte, di politica, di letteratura o di filosofia stoica, epicurea e platonica.
Era ben costruito e finemente decorato, perché esposto ed esibito ai visitatori: spesso il legno era pregiato, ma frequenti erano l'impiallaccia tura e la decorazione in bronzo, bronzo dorato o altri metalli più nobili. Le gambe e i sostegni erano a pilastro, con ampie e accurate torniture a ornamentazione zoomorfa: ai piedi del triclinio erano posizionati dei tavolinetti di varia forma e dimensione, a supporto delle vivande. Specialmente in età imperiale e tardo-imperiale, lo sfarzo non doveva certo mancare: le famiglie patrizie di Roma, ormai avviate al tramonto, sfoggiavano un lusso esasperato, orientaleggiante e, spesso, di pessimo gusto; Petronio, nel celebre passo del Satyricon in cui descrive la cena di Trimalcione, si esprime con ironia spietata.
Più tardi, verso la dissoluzione dei secoli IV e V d.C., l'ostentazione e lo sfarzo sono già solo un ricordo; distruzione e povertà, orde barbariche e carestie, guerre e pestilenze sconvolgono il paesaggio agrario e urbano: dappertutto, cumuli di macerie e desolazione; la gente chiede protezione ai signori o ai vescovi, oppure si rifugia nei monasteri.