Il termine "barocco" viene spesso associato a una connotazione negativa: così è stato, almeno fino a qualche decina d'anni fa.

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Chi non ha mai usato, o anche solo sentito usare, il termine per esprimere la ridondanza esagerata, la pomposità delle dorature, l'eccesso di stucchi?

Tale associazione è il residuo di una visione antistorica di lontana provenienza. Il Barocco è uno stile, che piaccia o no: è, prima ancora, una visione della vita legata alle mutate condizioni, derivate dalla Riforma protestante e dalla Controriforma cattolica, dalle reazioni al manierismo in campo artistico, alle idee dell'assolutismo monarchico imperante in gran parte delle corti d'Europa e alle recenti scoperte di Copernico e Galilei in campo scientifico. La riaffermazione dell'Uomo, avvenuta nel Rinascimento, è ora riaffermazione dell'Uomo sulla natura: anche il cielo è controllabile, lo spazio è dilatabile a piacimento, la natura può essere letta, interpretata e dominata.

Da tale sicurezza di sé deriva il piacere di esibire grandezza e "cose" grandiose: scenografie, piazze, spazi urbanistici immensi, fontane monumentali, sculture gigantesche, palazzi e chiese dalle facciate mosse come le vele di una nave, quasi una voluttà di fare, piegare, grandeggiare senza confini e senza limiti: essendo stato dilatato l'infinito, tanto più poteva essere dilatato lo spazio, ben minore, della Terra Considerando, inoltre, la solennità dei cerimoniali di corte e l'ampiezza dei saloni aumentata dalle lussuose specchiere, al fine di sottolineare la convinzione dell'origine divina del sovrano, come affermata, per esempio, da Luigi XIV, si capiranno ancora meglio le regole che guidano la composizione anche del mobile d'arredamento barocco, che guarda ora all'architettura e, perciò, è mosso come le facciate delle mille chiese barocche d'Italia, è solenne, d'apparato perfettamente simmetrico nelle parti, grande come l'idea di trionfo del Tridentino e del sole radioso di Luigi XIV, di continuo ostentato.

Attorno agli anni Trenta del XVII secolo, l'estetica barocca è quella di Borromini, Bernini, Pietro da Cortona, Poussin, Dusquenoy, ai cui canoni di sensibilità e di gusto s'impronta il nuovo stile, propagandato soprattutto dagli artigiani di Francia.

Intanto vanno nascendo tecniche nuove, se ne sperimentano delle altre, se ne riprendono e stabilizzano altre ancora; nuovi legni giungono di frequente dalle Americhe e dall'Estremo Oriente con cui sempre più vivi e intensi si fanno i contatti commerciali, e così i legni esotici impreziosiscono fronti, cassetti e ante. È il periodo della divisione del lavoro e della specializzazione: qualcuno intaglia, altri dorano, altri intarsiano e altri ancora sbalzano; si gareggia a stupire in bellezza, qualità d'esecuzione, preziosità dei materiali impiegati. Il legno viene piegato e ornato con oro, ottone, ferro, tarsie marmoree, porcellana, smalti: insomma, è il trionfo della vitalità tecnica oltre che della bellezza, della capacità inventiva, della composizione formale, dell'innovazione e della qualità, che non è soltanto pregio artistico, ma anche pregevolezza dei materiali con cui il mobile viene strutturato, impiallacciato o intarsiato.

Il barocco nel 600

I primi decenni del Seicento, ancora pienamente legati allo stile rinascimentale, sono caratterizzati dagli appesantimenti del manierismo in una produzione che sente la stanchezza della ripetitività dei grandi del Rinascimento. Dalla metà del XVII secolo in poi, invece, le idee e le novità del Barocco, in qualche caso già avvertite negli anni precedenti, esplodono in pieno e continuano per buona parte del secolo successivo, con le debite eccezioni e distinzioni. Il Seicento porta alcune novità sia nel campo più propriamente tecnico-stilistico sia in quello della tipologia della struttura e della composizione del mobile.

Cresce il numero di coloro che pensano al mobile come oggetto non solo contenitore o non solo funzionale: evidentemente, sono diventate più grandi e capaci anche le case dei nobili, e il maggiore benessere, pur sempre limitato a pochi di permetteva l'esibizione lusso di sfarzo e di grandiosità. esempio è frequente, anzi si potrebbe definire il mobile-tipo di quel secolo, il cassettone, più o meno grande, che sostituisce il cassone nuziale del Quattrocento e del Cinquecento. È a quattro cassetti, con il piano superiore aggettante, la fronte il più delle volte riquadrata da specchiature, i piedi a voluta, ovviamente con varianti, legate alla regione di provenienza, se non addirittura a uno specifico centro di produzione come gli esemplari del Barocco maturo. Esistono anche esemplari a tre cassetti, nobilissimi nell'impostazione e raffinati nel delicato lavoro d'intarsio.

Ancora specifico del Seicento, in relazione alle qualità tecnico-compositive, è il lavoro di tornitura: a rocchetto, a balaustra, a torciglioni, a spirale, gambe e traverse sono plasticamente evidenziate in sedie, poltrone, seggioloni, tavolinetti Un altro mobile che, nel corso del secolo, s'impone per bellezza di stile e di lavorazione, oltre che per l'importanza che gli viene attribuita, è la console: inutile, se si vuole, eppure cosi efficace nell'esprimere l'idea stessa dello stile barocco, sostanzialmente d'apparato, la console, completata da una grande specchiera e/o da candelabri sul piano, è tra le grandi protagoniste dei saloni reali e principeschi come delle ampie sale nobiliari. Poltrone ancora più raffinate e solenni stipi o cabinet variamente lavorati e sfarzosamente eseguiti, tavoli fratini semplici, ma di nobile aspetto, sono ulteriori contributi che riempiono, ma non esauriscono di certo, l'arredamento della casa seicentesca in stile barocco In Francia il Barocco pieno vive la sua stagione di re gloria sotto i Luigi il Re Sole, ma era già iniziato sotto Luigi e durante la reggenza di Anna d'Austria, per quanto i quel periodo si presentasse meno effervescente e più composto, ancora quasi permeato di spirito rinascimentale sia nella strutturazione generale del pezzo d'arredamento sia nella scelta dei decori. Per tale motivo, Barocco in Francia equivale a dire Luigi XIV che, infatti, diede impulsi e interpretazioni personali al linguaggio e ai modi espressivi del Barocco che si estese, poi, a tutti, o quasi tutti, i Paesi europei. L'arredamento del Re Sole e quindi tutti gli altri che ne ripresero lo stile, era maestoso, vistoso, teatrale: cioè, effettivamente regale. La regalità si esprimeva te la rigida stilizzazione, la staticità dell'insieme la simmetria, la corrispondenza ordinata e perfetta delle parti, la paratassi.

Tale ieratica compostezza rispecchiava quella tipica della corte, in cui allo stesso modo e con lo stesso intento si svolge vano interminabili liturgie e lunghissime cerimonie, che fossero religiose o di ricevimento dei capi di Stato o, più semplicemente, di vestizione e toilette mattutina: tali erano anche le cerimonie di corte raffigurate nell'arte bizantina tardo-imperiale romana. Le sedie alle pareti, il tavolo-console in bella mostra, il baldacchino sul trono reale, i candelabri, tutto dava l'impressione di immobilità, come fosse in attesa dell'epifania del sovrano Re Sole. Il lessico decorativo e stilistico è riconoscibilissimo, perché spesso totalmente inventato: le "L" incrociate (iniziali di Luigi), il sole raggiato, i trofei, i grandiosi vasi fioriti, le ampie doppie volute oltre alle preziosità degli intarsi, le abilità tecniche e le combinazioni di materiali pregiati Sotto Luigi XIV lavorò Charles Boulle, celeberrimo per avere inventato l'omonima tecnica di intarsio con tartaruga, peltro, ottone e/o metalli nobili, materiali varia mente pregiati combinati in una stupefacente magniloquenza. In quegli anni, in Francia nacque la Manufacture Royale des meubles de la couronne, di cui fu supervisore il Colbert e in cui lavorarono famosi artisti della storia dell'antiquariato. Le Brun, Berain, Marot, oltre al citato Boulle, che seppero davvero illuminare l'arredamento barocco europeo, costituendo un punto di riferimento costante e indiscusso.

L'Italia non fu da meno dei vicini transalpini, ma non amò particolarmente le sontuosità del Re Sole: il grande retaggio classico e rinascimentale frenava quasi obbligatoriamente e spingeva verso forme maggiormente equilibrate e formalmente più composte, a eccezione di Roma, dove il nuovo fervore architettonico e urbanistico mostrò una magnificenza potesse essere ripresa, in qualche modo, anche nell'arredo interno. Così, Borromini poté disegnare due grandi tavoli da muro per palazzo Spada; lo Schorr, allievo del Bernini, nel 1663 realizzò il letto per il parto della principessa Colonna e l'architetto Fontana disegnò uno stipo adorno di avori scolpiti con scene tratte da celebri dipinti. A Venezia, il Brustolon è tra i massimi artisti del legno, come fu celebre il doratore Corradini, mentre in Lombardia, nella zona di Bergamo, il Fantoni scolpi crocifissi e mobili. Console, tavoli console, tavoli da muro, fratini, cassettoni fiorirono in vari esemplari: a Genova, ornati con sculturine-pomelli dette "bambocci" a Bergamo, con figure angolari simili a cariatidi o erme; a Milano, con severissimi listelli neri, forse di tradizione spagnoleggiante.
Tutta l'Italia visse decenni di fervore nell'arredamento: nasce, per esempio, il trumeau che tanta fortuna ebbe poi nel secolo successivo; si consolida l'uso delle traverse a doppia tenaglia che collegano le gambe e i supporti del mobile; la seggiola o il seggiolone diventano poltrona, con la traversa a cartella, i braccioli scultoreamente torniti, lo schienale leggermente incurvato all'indietro, i sostegni un po' mossi, le gambe addolcite, la seduta ricca di tessuti e velluti, spesso fatti giungere appositamente.

Lo splendido momento del mobile in Italia, massimo il durante XVII secolo, si protrae anche agli anni inizi del secolo successivo, senza gli eccessivi sfarzi mostrati dal Re Sole, ma con altrettanta qualità di forma e di stile Inghilterra viene influenzata principalmente dal Barocco della vicina Francia, ma vi è largamente testimoniata anche la presenza di artigiani olandesi talvolta formatisi presso i laboratori parigini, che vi lavorarono con l'amore per l'intaglio che caratterizzò spesso l'ebanisteria delle Fiandre. Intanto s'importavano e divenivano man mano più usuali la lacca legni pregiati dall'Oriente mediante gli intensi scambi commerciali con quei lontani Paesi. La tecnica di Charles Boulle era apprezzatissima e largamente usata, ma non si disdegnò di far giungere mobili anche dal Portogallo.

Il Seicento inglese fu, insomma, un periodo di accumulo e stratificazione di esperienze diverse: assenti le grandi novità o i grandi maestri, il mobile inglese ingloba e si nutre di cultura, stile, gusto ed estetica altrui ma si prepara, nel contempo, al grande exploit del secolo successivo, che inizia timidamente sul finire del XVII secolo con lo stile detto "William and Mary" (1689-1700). Vi sono ancora i notissimi cabinet-maker olandesi come Marot, o francesi come Pelletier o anche italiani ma meno noti e numerosi, che informano della propria sensibilità estetica gli ebanisti inglesi, ma già si avverte il preludio dello stile forse più amato, secondo molti studiosi e antiquari, dagli Inglesi, il Queen Anne, che si affermerà nel Settecento.

I Paesi Bassi nel corso del XVII secolo vivono momenti di splendore politico ed economico, che si riflette anche sul mobile, per opera di ebanisti, come i già citati Marot o Jensen e, più in generale, di tutta una scuola che, avvalendosi della possibilità di migliorare e impreziosire la propria mobilia con legni fatti giungere dall'Oriente e forte di una lunga tradizione di lavoro d'intaglio e intarsio, seppe creare modelli di grande prestigio per qualità tecnica ed esecutiva. Sono olandesi anche i deliziosi dipinti che frequentemente decorano cabinet e buffet, come altrettanto celebri sono le scuole e i maestri della pittura di quel periodo In Spagna prevale il cosiddetto stile "churrigueresco", che vitalizza la produzione del mobile spagnolo e iberico in generale: uno stile tutto locale, pieno di riferimenti moreschi e tradizionali. L'influsso francese non ebbe molta importanza: la fantasia la creatività spagnole, innestate su solide radici arabeggianti, conferirono al mobile di quel Paese una connotazione particolare, forse un po' provinciale, ma certamente piena d'identità. Particolarmente curato fu lo stipo, che continuò a essere il mobil-tipo del XVII secolo e di cui rimangono esemplari splendidi per lavoro di tornitura e accuratezza dell'insieme.

...e quì di seguito ALTRI CONSIGLI UTILI: