Il Settecento è il secolo dei "lumi", della ragione, dell'individuo e delle sue libertà, quanto il Seicento lo era stato del potere, dell'assolutismo regio e del dispotismo.
Dalle nuove filosofie, dalle nuove condizioni economiche, dai nuovi atteggiamenti verso la vita scaturisce un nuovo modo d'immaginare la propria giornata e, perciò, la propria casa: non più le grandi stanze di rappresentanza, ma ambienti più piccoli, più familiari e privati. Cambiano le abitudini, si stabilizzano e si confermano nuove mode sorgono altre usanze: si ama trascorrere ore e giornate tra i salotti e le salette da gioco o da tè, si moltiplicano e si diversificano i rituali di società.
L'arredamento si adegua a tutto ciò e alla rinnovata importanza che da ora in poi, assume la donna nella società settecentesca. Nascono, allora, poltrone e poltroncine di tipo diverso per seduta, schienale e braccioli, e certamente più adatte a ricevere gli amplissimi abiti e a consentire la comodità durante i preziosi lavori di merletto delle signore. Si conversa molto, si chiacchiera altrettanto volentieri, ci si corteggia, si sta insieme: occorrono, quindi, tavoli e tavolini, sgabelli, divani e divanetti a due, tre e più posti.
Insomma, i tempi cambiano davvero e con essi la casa e i mobili. Si pensi alla poltrona seicentesca: un seggiolone importante e solenne, da cui troneggiare sugli altri; si pensi poi alla bergère Luigi XV o alla comoda poltroncina veneziana: diversa l'importanza e diverso lo stile, perché diversa è la concezione della vita nei due secoli.
Gli inizi del XVIII secolo non assistono a grandissime novità, né nel tipo né nell'ornamentazione: continua il Barocco, specialmente in Italia, ma già in Francia, nel periodo di reggenza politica, inizia nell'arredamento una fase certamente di transizione: dal Barocco pomposo, altisonante, dello stile Luigi XIV ci si avvia verso le forme più leggiadre, sinuose e ammiccanti del Rococò, tipico dello stile Luigi XV.
In Inghilterra fiorisce lo stile Queen Anne forse il primo stile nazionale, ormai del tutto libero dalle influenze straniere, così presenti nei secoli appena trascorsi.
In Italia i primi anni del secolo sono ancora pienamente barocchi: l'influsso del Rococò attecchisce un po' più tardi, esprimendosi soprattutto a Venezia. Alcune regioni (specie Piemonte e Liguria), per ovvi motivi di vicinanza geografica e legame politico, scelsero le mode e le influenze francesi della Reggenza e del suo stile di transizione; altre semplicemente continuarono i modi stanchi del Barocco maturo.
Successivamente, attorno al 1730, si assiste alla piena fioritura del Rococò, che, però, non viene compreso dappertutto e immediatamente nel suo spirito innovativo, tant'è che capita di rintracciare mobili strutturalmente e compositivamente solenni nella loro forma barocca, ma con decorazioni rococò agili e leggiadre, le quali creano un effetto di strana provvisorietà dell'insieme. Ciò succede là dove lo stile barocco è più radicato e dove, perciò, le novità del Rococò vengono assimilate solo per convenienza o per moda.
Gli anni centrali del XVIII secolo sono dominati, dunque, dal nuovo stile, che si afferma con decisione in Francia negli anni del regno di Luigi XV, sicché è frequente tra gli antiquari, parlare di mobili Luigi XV piuttosto che di mobili in stile rococò. Non è difficile individuarne il linguaggio espressivo ne i modi della decorazione o le novità tipologiche.
Da cosa deriva il termine Rococò?
Il termine "rococò" deriva da rocaille, cioè conchiglia, grotta, ambiente marino e paesaggio fluviale o lacustre, acqua, giunchiglie e flora acquatica, natura, aria aperta e quindi colori delicati e pastellati.
{loadpositio display336x280}
Il mondo classico è solo un ricordo e, se è presente, lo si incornicia e lo si adatta in ambienti settecenteschi. Non è solo la decorazione a costituire il mobile in stile rococò: è la forma stessa, il sorgere di modelli nuovi o di mobili nuovi nella funzione di supporto a esigenze prima inesistenti. Il mobile, quindi, sarà mosso come l'onda e sarà festoso e tondeggiante come il mondo brillante e un po' fatuo, descritto dal Parini o dal Goldoni; sarà anche flessuoso e leggero come il giunco, piccolo e raccolto come richiedevano le nuove stanze e i nuovi tempi; oppure ricco e brillante, luminoso e in tinta con la tappezzeria degli interni.
I colori preferiti sono l'azzurro e il verde, con qualche tocco di avorio e d'oro. Forse il Rococò è stato liquidato e condannato troppo in fretta come lezioso e frivolo, e forse lo è stato davvero. Certo l'arredamento di questi decenni è paradigmatico, uno specchio perfetto della società che lo esprime. Il tavolo, la sedia, la console hanno gambe incurvate; il cassettone diviene flessuoso nel profilo; la console diviene leggerissima e vani tosa, molto più del bel tavolo d'apparato seicentesco.
Domina la linea mossa, nervosa, articolata, bizzarra, a tutto vantaggio della fantasia e della libertà creativa dell'artigiano. Il repertorio decorativo ne è un'ulteriore dimostrazione nelle cineserie, nelle pastorellerie, negli arcadismi, nella rocaille, tendenza all'esotismo che denuncia la fine irrimediabile di un mondo un po' oscurantista e del suo stile e la nascita di un altro periodo più festoso, forse più galante e frivolo, ma più libero. Così per un cinquantennio.
Ma la storia procede per suo conto attorno agli anni Sessanta e Settanta del XVIII secolo lo stile rococò era già esaurito e da più parti si levavano critiche che lo giudicavano libertino, se non addirittura fatuo; già in Inghilterra dove del resto, il Rococò non aveva mai attecchito completamente, le grandi personalità di Chippendale e, successivamente, soprattutto di Adam, si imponevano nella storia del mobile, indirizzandolo verso forme più composte e classicheggianti. Gli inglesi, dunque, furono i critici più spietati del Rococò.
In Italia, gli scavi di Pompei e di Ercolano, le rivisitazioni un po' fantasiose dell'archeologia romana da parte del Piranesi, le visite sempre più frequenti a Roma e alle sue immortali rovine o in Grecia per ammirare gli eterni marmi del Partenone e le teorie sull'arte di Winckelmann, che giudicò la scultura greca come centro di tutta la storia della produzione artistica mondiale, andavano minando alla radice la sensibilità e il gusto del Rococò.
Dappertutto in Europa torna ad aleggiare il fascino del passato greco e romano che i disseppellimenti in Campania e le scoperte minori rendono ancora più attuali. E certamente va trasformandosi anche la società: incombono le nubi minacciose di una rivoluzione, la miseria diviene più grave e palpabile, le prime realizzazioni della pre-industrializzazione creano squilibri, la coscienza di sé e della libertà della ragione si diffonde in vari strati della popolazione. Non è più tempo di frivolezze e di arcadismi pastorali: la nuova classe sociale quella borghese ormai consolidata e pronta a entrare definitivamente nella lotta politica e a governare, cerca di ancorarsi a un passato nobile e sicuro nobilitandosi e presentandosi con un'immagine più elevata.
Mobili in stile Rococò in Francia
In Francia il Rococò si sviluppa con grande vitalità negli anni del regno di Luigi XV. Per qualche anno sono evidenti gli sforzi degli artigiani di liberare i volumi e farne sprigionare la carica di fantasia e libertà che le nuove esigenze richiedevano: sono gli anni della Reggenza, prima del 1723, anni di evidenti tentativi di trasformazione. Dal 1730 in poi, si afferma il Rococò, con i nuovi sedili, le bergère, le duchesse, le duchesse brisée, le veilleuse, ricoperte di tessuti soffici e pregevoli; le sedie à la reine, il canapè, la marquise; e poi: le commode, en console, à vantaux, la commode en coignure e l'altra vasta tipologia cui ebanisti e menuisier si dedicavano con tanta e inventiva, ricoprendola di boiserie, di protezioni in bronzo.
Diffusissimo anche il bureau: bureau plat, bureau en ponte, bureau Mazarin, à cylindre, come pure i secretaire. Una categoria, quindi, di mobili nuovissima e sempre più diffusa, creata da artisti come Charles Cressent, Jean Francois Oeben, Bernard van Rissenburgh e Jacques Dubois, nomi certamente storici, che hanno fatto, appunto, la storia dell'arredamento.
Mobili in stile Rococò in Italia
In Italia lo stile rococò viene talvolta identificato con il barocchetto veneziano e certamente nella città lagunare, e più in generale nel Veneto, il Rococò Barocchetto si esprime in forme compiute e perfette, mentre si riscontrano influssi francesi nei territori più vicini al Paese transalpino. Si deve precisare, però, che la versione Italiana del Rococò di Francia presenta caratteristiche un po' più nazionali, divenendo un Rococò più misurato, meno frizzante e lezioso, storicamente contiguo a una tradizione da sempre più sobria e classicheggiante. Del resto la rocaille, conchiglia-grotta-ambiente acquatico e quanto altro ruota attorno al termine "rococò", era già presente nel Cinquecento italiano per quanto non fosse mai assurto a stile definito o a intendimenti artistici. In Italia, inoltre, non si sentiva l'esigenza di reagire come in Francia, a decenni di assolutismo capriccioso e dispotico, quale era stato quello del Re Sole.
Mobili antichi stile veneziano
Il Veneto, dunque, ha fissato meglio le forme e le tipologie del mobile italiano settecentesco in stile rococò: Venezia primeggiava in palazzi aristocratici, case patrizie e dimore della ricca borghesia mercantile. Aperta e affarista, la città seppe crearsi spazi d'arredamento idonei alle proprie esigenze, legati allo stile maggiormente in voga ma altrettanto aperti a recepirne altri fino a inventarne uno proprio.
Gli antichi mobili in stile veneziano erano caratterizzati da noce intagliato e quello laccato in sintonia con l'ambiente, con la tappezzeria, con le pareti, gli affreschi, con i paesaggi più o meno "cinesi", che decoravano stanze, soffitti, utensileria ed erano ripetuti nei quadretti di genere. Fu un periodo di grande vitalità per i mobilieri veneziani e veneti: la lacca povera, detta anche "arte povera" (in sostanza, decalcomanie di vario soggetto che venivano stese sul mobile e poi fissate e ripassate con svariate mani di sandracca, fino a ottenere l'effetto di lucentezza richiesto), permise di decorare, in maniera più economica, la stragrande maggioranza dei mobili veneziani dell'epoca.
Venezia non ebbe grandi artisti: il lavoro era suddiviso tra le varie categorie di artigiani depentori, intaiadori, doratori, tappezzieri, e ciò è sufficiente a dare un' idea della grande mole di lavoro.
Mobili antichi in stile piemontese
In Piemonte lavorano, invece, illustri artisti come Prinotto e che, insieme con il più tardo Maggiolini, rimarranno tra i più famosi ebanisti del Settecento. Entrambi lavorarono con rara eleganza e abilità, e tuttora la celebre lavorazione a tarsia del primo e la sontuosità delle opere del secondo. Il Piemonte fu l'altra regione italiana in cui si affermò lo stile rococò soprattutto per la fortunata stagione architettonica avviata Vittorio Amedeo II e interpretata brillantemente dallo Iuvara, che disegnò spesso l'arredamento agli spazi che via via sorgevano.
Nel resto d'Italia il Rococò non appare particolarmente gradito: la città di Parma, per la verità, tributò grandi onori al nuovo stile per merito della figlia di Luigi XV che, sposata a Filippo di Borbone, portò nella città emiliana maestranze, specialisti, artigiani e stile francesi.
Mobili in stile Rococò in Inghilterra
In Inghilterra il Rococò fu utilizzato dapprima nell'argenteria, ma fu, in generale e nel suo insieme, male interpretato e considerato alla stregua di un utilissimo e simpatico repertorio, un'enciclopedia di motivi ornamentali, declassato, così, a fenomeno di moda, solo esteriore piuttosto che riconosciuto come un evento di naturale evoluzione o una forma di espressione artistica autonoma. Attorno al 1740 circolarono i primi libri di disegni con raffigurazioni di mobili rococò. Agli inizi del secolo lo stile Queen Anne aveva espresso quasi il meglio del mobile inglese, componendolo con eleganza raffinata in forme ormai pienamente originali: erano nati i primi tavolinetti per il rito del tè o per gli innumerevoli giochi di società; le sedie avevano perso la crociera tra le gambe che, ricurve, avevano in alto una decorazione a intaglio mentre il piede era a forma di mazza da golf oppure di artiglio che stringe una palla; erano nate le prime, celebri librerie con ante a vetri verticali. Il Rococò inglese degli anni Quaranta e quello degli anni successivi è lo stesso che regnava e spadroneggiava in Francia: per il resto negli stessi anni, continua lo stile Queen Anne per tutto il Georgian Early periodo.