La restaurazione dopo la tempesta napoleonica giunse inevitabile: il legittimo desiderio di riordinare le cose e l'assurdo tentativo di riproporle come erano prima della rivoluzione francese, trovarono riscontro nel mobile e nei nuovi stili per l'arredamento.
Intanto termina definitivamente il periodo dei grandi del passato: solo l'Art Nouveau cercherà di ricreare le grandi idee di arte e di estetica in sintonia coi tempi.
Dal 1815 in poi, fino alla seconda metà del secolo, cercano di imporsi tanti nuovi stili, o meglio vecchi stili rinnovati, in una congerie affastellata e talvolta persino di evidente cattivo gusto. Allo stile impero, che termina con il ciclone napoleonico o poco più tardi, succede lo stile Carlo X, le cui soluzioni estetiche ne sono il risultato ma temperate, addolcite, già dalla scelta del colore del legno, che il più delle volte è chiaro, e soprattutto dalla forma più aggraziata, dalla struttura più lineare, dalla decorazione più equilibrata.
È uno stile che prefigura un gusto che sarà tipico della borghesia, modernamente classiccheggiante e sempre garbato, e che trova il compimento più perfetto nel successivo stile Luigi Filippo: esperienza artistica questa che cerca di rendere attuali i precedenti stili "Luigi", specie Luigi XIV, senza però riuscire a ricrearne lo spirito innovatore.
Si protrasse pressappoco fino alla metà del secolo risultando alla fine uno stile ripetitivo, decoroso, e dignitoso, ma certamente lontano dalle grandezze degli stili Luigi XIV, XV e XVI, anche se può essere forse considerato l'ultimo dei grandi stili del passato con una spiccata personalità.
Erano, comunque tempi di generale stanchezza culturale: per qualche decennio, dovunque nel campo del l'arredamento europeo si assiste a revival e mescolanze stilistiche. Si riprendono il Gotico, il Neogotico, l'Elisabettiano e gli stili "Luigi", il Queen Anne, il Barocco e il Rococò, che divengono Neorococò, Neobarocco, Neorinascimentale, originando giustapposizioni, contaminazioni e bizzarrie proprie dell'eclettismo.
In ciò gli artigiani del legno erano facilitati dalle nuove possibilità offerte dall'industria e dalla macchina, potendo così rielaborare linguaggi estetici, moltiplicare modelli, confondere linguaggi espressivi, ricopiare con relativa facilità gli esemplari dei secoli precedenti, con una straordinaria mancanza di fantasia e notevoli capacità di assimilazione e di eclettismo.
Di fatto, si assiste a una riesumazione svuotata di significato estetico e storico, come una passerella di vecchie glorie immalinconite e, per di più, spesso mescolate con scarso gusto e altrettanto scarsa sensibilità. Dopo oltre cinquant'anni di riedizioni, giunge il momento della grande e sana rivoluzione: l'Arte Nuova subentra, quasi con rabbia, sullo scorcio del secolo, rinnovando, finalmente, anche il mobile.