Sembra che in Inghilterra sia ancora comunemente usata l'affermazione "nato con un cucchiaio d'argento in bocca" a voler indicare una persona particolarmente fortunata. Ci si aspetterebbe un cucchiaio d'oro, semmai, volendo davvero indicare la fortuna di qualcuno.

storia dell argento antico

Eppure a scavare bene nella storia del nobilissimo metallo, ci si accorge che fino alla fine del XV secolo, e cioè fino alla fatidica data della scoperta dell'America e allo sfruttamento delle sue sterminate risorse di argento, l'oro e l'argento erano pressoché pari per nobiltà, importanza e dignità.

Entrambi appartenevano ugualmente all'oreficeria: la bellezza e il valore degli oggetti erano affidati all'abilità dell'artigiano e alla perfezione tecnica e artistica del prodotto finito piuttosto che al metallo utilizzato. L'immissione sul mercato di immense quantità d'argento ricavato dai giacimenti delle Americhe comportò una graduale diminuzione della sua rarità: l'argento divenne perciò meno prezioso.

La storia e la civiltà dell'uomo sono sempre state accompagnate da manufatti in argento: fin dall'età neolitica, parrebbe da certi ritrovamenti, e comunque certamente dal II millennio a.C.

La lucentezza, la facile lavorazione, la malleabilità, lo splendore dell'argento, ne hanno permesso il più largo impiego. Omero descrive un bel cratere argenteo vinto da Ulisse in una gara sotto le mura di Troia, e gli argenti del antichità classica, greca e romana, specialmente di età imperiale, testimoniano ampiamente sia la grande considerazione per quel metallo sia la magnificenza della lavorazione, cui non era estranea la tradizione orientale, documentata in Cappadocia e in Anatolia da tempo immemorabile.

Anche nel Medioevo, per quanto bui possano apparire quegli anni è stata prodotta argenteria: sbalzato cesellato, battuto, martellato l'argento è stato sempre molto usato. L'uso dell'argento si è poi allargato, invadendo lentamente i riti sacri della liturgia e ogni tipo di utensile a essi attinente.

La Chiesa diviene, quindi, la committente di maggior prestigio, a cui s'indirizza l'innumerevole serie di oggetti sacri che escono dalle botteghe degli argentieri: calici, vassoi, candelieri, croci, porticine di tabernacoli incensieri, lampade, ampolle, ostensori, ricami per pianete, paliotti d'altare e cosi via.

Poi il grande salto. Dal Cinquecento l'argento è meno raro e dal Seicento raggiunge un numero sempre crescente di famiglie, fino a che, nel Settecento, se ne diffonde rapidamente l'uso nella posateria: è ancora alla portata dei più, ma se ne sono ampliati l'uso e la destinazione.

I meno abbienti si accontentano di imitazioni dell'argento: infatti, verso la metà del Settecento nasce l'Old Sheffield anche detto argento Sheffield o semplicemente Sheffield, una lamina di rame saldata tra due più piccole sottili lamine d'argento.

Lavorato come l'argento, lo Sheffield ne ha l'apparenza, essendo, inoltre, molto più economico.

Da allora è storia recente: nell'Ottocento i processi della galvanostegia soppiantano anche lo Sheffield e la lavorazione manuale diventa quasi solo un ricordo. Fino agli anni del rinnovamento dell'Art Nouveau e quindi dei mitici Faberge e Tiffany, l'argento ha vissuto delle bellissime stagioni e dei periodi di decadenza, le une legate ai momenti di maggiore benessere economico e stabilità politica, gli altri ai molti periodi dei conflitti più o meno mondiali, quando veniva fuso  per altre esigenze.

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