Estrazione argento mediante coppellazione

Il metodo più antico di estrazione si basava sul procedimento della coppellazione mediante cui il materiale grezzo veniva fuso ed era possibile, poi, con complicati sistemi di riscaldamento, estrarre il residuo d'argento quasi puro.

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Dal XV secolo, nell'America del Sud venne adottato il sistema dell'amalgamazione: polverizzati i minerali grezzi vi si aggiungeva del mercurio il quale, dopo essersi amalgamato con l'argento, veniva eliminato per distillazione.

Estrazione argento tramite cianurazione

Un altro metodo era quello della cianurazione, in cui una soluzione di cianuro sodico permetteva la separazione dell'argento dagli altri costituenti del minerale grezzo e quindi lo si purificava ulteriormente tramite coppellazione. La lega di rame e argento era ed è ottenuta per fusione dei due metalli nelle proporzioni idonee. 

Estrazione dell'argento tramite fusione

I manufatti di argento, come di qualsiasi altro metallo, sin dai millenni IV e III a.C., pare in Anatolia, venivano ottenuti con il metodo della fusione: in uno stampo-recipiente, agli inizi un blocco di pietra scavata, si versava il materiale liquido e lo si lasciava solidificare; quindi lo stampo veniva rimosso come si fa con i cubetti di ghiaccio nelle vaschette dei frigoriferi o con qualsiasi altro stampo da cucina.

Era, quindi, una tecnica poco raffinata e infatti si passò abbastanza presto realizzare uno stampo diviso in due parti speculari, chiudibili al momento opportuno, quindi uno stampo chiuso, a venivano applicati fori d'aerazione e, necessariamente, un'apertura principale attraverso cui iniettare il liquido, aperture che si riempivano gradualmente man mano che se ne liberava l'aria.

Ancora una volta tecnica si dimostrò riduttiva: non si poteva utilizzare, per esempio per oggetti che dovevano presentare, nel prodotto finale, rientranze nella sagoma. Si escogitò, allora, un altro sistema: bisognava realizzare uno stampo composto di più parti, fatte come nel caso precedente, ma in modo che il punto di contatto tra le due parti permettesse spazio necessario richiesto per ogni rientranza.

Tecniche di lavorazione e formatura dell'argento: "a cera persa"

Ma il processo più classico, da sempre conosciuto, è quello "a cera persa": dell'oggetto desiderato si realizza a dimensioni naturali un modello in cera e lo si monta su un controstampo interno, se l'oggetto deve risultare cavo, o lo si lascia pieno, se tale deve risultare l'oggetto finito. Il modello viene quindi ricoperto di argilla o di materiale simile e sottoposto al calore: la cera cola via da apposite aperture e al suo posto entra stabilendosi saldamente, l'argento fuso. La cera, perciò, si perde e l'operazione è praticamente terminata.

Raffreddato il metallo, si rompe lo stampo (che, per questa ragione può essere utilizzato solo una volta): nel caso si voglia ripetere l'operazione, è necessario creare una matrice. A questo punto il manufatto sarà sottoposto a pulizia, rifinitura e lucidatura.

Tecniche di lavorazione e formatura dell'argento: martellatura

La martellatura è la tecnica più diffusa presso gli argentieri. Si foggiano recipienti di varia forma, martellando le lamine d'argento su apposite incudini. E' chiaro che la tecnica è antichissima, ma non facile: i colpi devono essere misurati, ben calibrati, regolari, sicuri, tali, insomma, da piegare il metallo senza tenderlo, cioè senza alleggerirlo: ciò è possibile a causa della malleabilità dell'argento ma richiede anche l'abilità del maestro argentiere.

Tecniche di lavorazione e formatura dell'argento: stampaggio

Lo stampaggio permette di foggiare un oggetto premendo con un punzone, sagomato secondo la forma interna che assumerà l'oggetto, sopra una lamina d'argento dentro uno stampo corrispondente alla forma esterna dell'oggetto in questione. Il punzone, spinto da un martello, è di legno o di metallo; quindi con il punzone si la sagoma interna, perché la lamina si intorno al punzone, mentre con lo stampo si ottiene la sagoma esterna, perché la lamina scenderà verso lo stampo.

Tecniche di lavorazione e formatura dell'argento: tornitura

La tornitura, in uso certamente nei secoli del basso Medioevo, permette la produzione in serie di varie forme di contenitori argento da tornire viene sospinto, gradatamente e lentamente, contro uno stampo di legno sagomato secondo la parte interna dell'oggetto, fino a che non prende la forma voluta. Disco e stampo ruotano sul tornio mentre, invece del martello, una leva con punta metallica viene sospinta dall'artigiano contro il disco d'argento. L'effetto è che il disco appare come martellato poco per volta contro lo stampo; data la notevole velocità dell'operazione, la tornitura è frequentemente usata per la lavorazione in serie. Qualche rapido cenno, per finire, alle tecniche della decorazione.

Tecniche di lavorazione e formatura dell'argento: doratura

La doratura spesso rifinisce o si utilizza come protezione e per conferire maggiore qualità a svariati oggetti (si pensi, per esempio, agli interni dei calici per vino). La doratura si applica tramite foglie d'oro con il brunitoio, con il mercurio o a fuoco: questa tecnica è durata fino a circa la metà del secolo scorso, quando è sopraggiunta la dora tura galvanica. Dorare a fuoco significa stendere sulla superficie già riscaldata un amalgama di oro e mercurio: il calore fa volatilizzare il mercurio, mentre l'oro si deposita sulla superficie. Purtroppo il vapore di mercurio è pericolosissimo e i doratori non avevano una vita molto lunga.

Tecniche di lavorazione e formatura dell'argento: cesellatura e incisione

La cesellatura, a differenza dell'incisione, che ottiene un disegno asportando del materiale, si attua soltanto uno spostamento plastico del materiale senza portare via nulla. Si esegue il disegno con attrezzi che danno l'impronta anche sul rovescio e da qui si comincia a cesellare per poi passare al diritto e sbalzare. La lastra d'argento è fissata su un piano o su una "boccia", pietra ricoperta di pece, che assorbe i colpi rilievo rialzando dal retro o sbalzo permette di modellare disegni a parti di disegno rilevate e poi di passare a lavorare dal diritto. Le linee derivate non sono frutto di asportazione, ma di compressione del metallo per tutta la lunghezza di quelle linee.

Lo smalto è una pasta di vetro colorato e macinato, applicata ad apposite basi metalliche e cotto nella muffola per farlo rivetrificare. Lo smalto "cloisonne" è quello che si applica in cellette o piccoli spazi ottenuti con la sovrapposizione di filigrana sulla superficie, fino a creare dei reticoli (cellette o cloisons, appunto) nei quali viene depositato lo smalto. "Champleve" è lo smalto che viene depositato in cellette ottenute dopo averle intagliate nella superficie.

Il niello è un miscuglio di argento, rame, piombo e zolfo, che viene fuso e usato per riempire il solco di un'incisione sul metallo.

La filigrana, in genere, è usata autonomamente per creare gioielli, ma spesso viene anche saldata all'argento. Consiste nell'impiegare un filo variamente ritorto a girali e volute, saldandolo insieme e ottenendo minuscole matassine, intrecci, fasce e simili.

...e quì di seguito ALTRI CONSIGLI UTILI: