È inutile considerare gli argenti antichi che ormai appartengono agli studi dell'archeologia e dell'arte classica e medioevale, come pure i prodotti altrettanto validi e pregiati che fanno parte del mondo culturale del Rinascimento, perché custodita nei tesori della cattedrali e nei saloni dei musei prestigiosi, l'oggettistica sacra e profana in argento di quei secoli non appartiene agli interessi di queste pagine, che si propongono fini più limitati.
Anche dopo le invasioni barbariche e durante i regni romano-barbarici l'argenteria divenne sempre più desiderata e apprezzata soprattutto da principi, re e autorità ecclesiastiche. L'accrescersi della richiesta favorì una prima diversificazione dell'oggettistica e una più larga, sebbene ancora limitata, distribuzione.
La scoperta dell'America stravolge, anche nel campo dell'argento regole economiche consolidate da secoli, immettendo sul mercato europeo incredibili quantità del metallo prezioso proveniente dalle miniere americane o saccheggiato alle popolazioni della cultura pre-colombiana: così l'argento lavorato diviene decisamente più economico e accessibile, ancora non alla maggior parte delle classi sociali ma alle più agiate, che d'ora in avanti, avranno modo di commissionare altra tipologia di oggetti, più semplici, più piccoli e meno costosi di quelli tipicamente di rappresentanza, sempre inavvicinabili.
Intanto, la moda, il piacere e la certezza di un investimento si impongono mentre vengono ancora eseguiti pezzi unici e capolavori d'arte, si impone una produzione minore: l'argenteria è penetrata a tal punto nelle case dei nobili e delle famiglie benestanti che si crea, quasi appositamente, un nuovo tipo di mobile, la credenza, adatta ad esibire ben in vista preziosi.
Antonio del Pollaiolo ha già eseguito la sua raffinata "Nascita del Battista" per l'altare di San Giovanni in Firenze (1478-1480, ora al museo dell'Opera del Duomo) e Benvenuto Cellini ha già creato l'indimenticabile "saliera" per Francesco I di Francia e scritto il Trattato dell'Oreficeria; già Durer e Brunelleschi e chissà quanti altri artisti hanno compiuto il loro apprendistato giovanile nei fuligginosi atelier degli orafi.
Nella seconda parte del XVI secolo impera quell'arte di "maniera", che imita, riprende e si riferisce fino alla stucchevolezza alle opere dei grandi artisti del Rinascimento. Verso la fine di quello stesso periodo, si affaccia tra le pieghe del manierismo, lo stile barocco.