A gli inizi del XVII secolo perdurano ancora quelle esperienze figurative e di stile, dette "manierismo", che avevano connotato la produzione artistica della seconda metà del XV secolo.

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E' sempre cosi: un periodo, uno stile si preannunciano poco per volta, si inseriscono timidamente tra le soluzioni estetiche e stilistiche correnti, poi esplodono in tutta la loro magnificenza. Allo stesso modo il manierismo tardo cinquecentesco è ancora vivo nei primi anni del Seicento ma già il Barocco s'impone prepotentemente sulla scena, anche nell'argenteria, dove quello stile, imponente e improntato all'architettura contemporanea (nel Cinquecento era stata la scultura a ispirare tanta produzione minore), si esplicita con una sensibilità e un gusto per il solenne, il grandioso, l'elaborato.

Solennità, paratassi, simmetria sono le leggi generali che ne governano l'apparato esteriore e l'immagine immediata; le allegorie, le simbologie, le elaborazioni, a volte virtuose, di tralci, foglie e sagome sono il linguaggio espressivo più usato. Tutto ciò si adattava perfettamente al lavoro tecnico specifico dell'argentiere, il quale poteva esprimere appieno le proprie qualità di artigiano in lavori di fantasia e di esuberante creatività: l'argento gliene dava appropriate possibilità.

E' importante ricordare che in quel periodo il maestro argentiere si specializza e si distacca, perciò, dal gemello maestro orafo: i due, orafo e argentiere, d'ora in avanti seguiranno strade parallele, ma diverse. Altra novità importante è costituita dall'apprezzamento sempre maggiore che riceve il metallo in se, cioè l'argento: il prodotto finale non sarà più, o sempre meno, ornato con smalti "cloisonne" o "champleve", filigrane, gemme, pietre preziose o cammei. Da allora in avanti la genialità del maestro saprà apprezzare ed esprimere la propria abilità con il solo metallo, la cui lucentezza e il bianco splendore non avranno bisogno di colorazioni aggiunte smalti ma saranno evidenziati dal gioco delle ombre e del chiaroscuro.

Il periodo dello stile barocco produce ogni sorta di vasellame d'apparato e di utensileria domestica, a causa dei tanti utensili che vanno sorgendo in seguito alle mode del caffè, della cioccolata, del , del tabacco e di quanto altro giunge dalle Americhe o dall'Oriente. E su questa abbondante e diversificata produzione si sbizzarrisce la fantasia dell'artista.

Le cronache della reggia di Versailles parlano con stupore di quali e quante figurazioni affollino candelieri, brocche vassoi, zuppiere, bacili, specchiere, se non addirittura interi mobili: bizzarre figure mostruose o fantastiche, accanto a Ercoli muscolosi e stanchi; le quattro stagioni dell'anno accanto ai dodici mesi; "trionfi" di "Vittorie" alate e di amorini paffuti e danzanti; alberi dal tronco rugoso e uccelletti tra le fronde. E poi cariatidi, nastri svolazzanti, frontoni, baccellature classiche: l'artista aveva trovato di che divertirsi, finalmente, non più obbligato dalle iconografie religiose medioevali o dalle proporzioni classicheggianti del periodo rinascimentale, periodi in cui il committente condizionava comunque la scelta dell'apparato iconografico.

Tutto ciò ciò non avviene in uguale misura né con uguale fervore nei Paesi europei.

In Italia, per esempio, il Barocco fu sempre alquanto temperato da un antico spirito in Inghilterra, dove il metro nella produzione di argenteria e dato dalla sobrietà e dall'equilibrio, da quel buon gusto tipicamente britannico e talvolta fin troppo rigido, che rifugge dagli eccessi e dalle iperboli.

Argento antico nel Seicento in Francia

Diversa fu la situazione in Francia, dove il Seicento pieno vede, sotto Luigi XIV, il trionfo e l'esuberanza vera dello stile barocco nel campo dell'oreficeria, che attraversò un momento di grande euforia. Il sovrano suggellò, con il suo carattere e le sue idee di autocrazia, quello stile ampolloso. E l'argenteria, quella di grande prestigio, restituiva al re il gusto e il senso estetico richiesto; l'argenteria privata, invece, non destinata alla casa reale, sembra essere stata alquanto refrattaria alle novità barocche. Per la verità, non resta praticamente nulla e il momento magico di grandezza risultò effimero: i dissesti finanziari del regno, pochi anni dopo, intorno al 1686, costrinsero alla fusione di pezzi che dovevano essere splendidi.

Subito dopo, e almeno fino al 1730, le poche botteghe rimaste in vita ruppero con decisione e quasi con un senso di liberazione con quel gusto fastoso e sfarzoso che il Le Brun, direttore generale di corte, aveva imposto, e si rivolsero, con naturale grazia, verso le più dolci forme del Rococò.

Argento antico nel Seicento in Germania

La Germania, dopo un iniziale periodo di aggancio alla estetica barocca, non produsse molte fervide opere di argenteria: la guerra dei Trent'anni aveva impoverito terribilmente quello Stato. Su tutti, va ricordato Paul van Vianen, olandese, che lavorò a Monaco, Salisburgo e Praga, dove fu attivo anche presso la corte. Il suo stile, "auricolare", è raffinato e prezioso, giacché la sua bellissima tecnica gli permetteva lavori di vero virtuosismo.

Argento antico nel Seicento in Inghilterra

Il periodo elisabettiano in Inghilterra (1558-1603) è tra i più floridi tra tutti gli altri Paesi europei anche nell'impiego dell'argento, e lo stile dei pezzi più elaborati ricalca ancora quello vigente in Europa, specialmente nelle famose saliere. Nel Seicento, invece, l'argenteria inglese segue uno stile a sé stante, chiuso alle influenze esterne, con una certa reviviscenza di forme addirittura tardogotiche, in una sorta di reazione alle idee protestanti, durante i regni di Giacomo I e Carlo I. Nel periodo della Restaurazione, dopo l'esperienza di Cromwell, di breve durata, il ritorno alla monarchia portò una rinnovata gioia e benessere economico, che si tramutò in un nuovo interesse per l'argenteria, caratterizzata stilisticamente da una ricca decorazione, il più delle volte a sbalzo, e da una lussuosa e raffinata produzione di argenti, grazie alla non comune abilità degli argentieri inglesi che raggiungono uno stile inconfondibile e sono, forse gli unici in Europa.

Argento antico nel Seicento in Italia

La storia dell'argenteria in Italia, almeno in buona parte, è ancora da scrivere o da ristudiare e riscrivere, anche per le note vicende storiche che hanno sempre visto l'Italia frammentata una storia degli argenti italiani significa storia dei tanti centri dove lavorarono i maestri argentieri. In Piemonte l'arte argentaria si afferma nel maturo periodo barocco e nel Settecento in Lombardia furono molto attive Milano, la zona di Como, Mantova e Cremona, e i maestri lombardi furono molto richiesti nelle altre regioni, ma mancano studi organici sull'argomento nonostante la presenza di grandi opere in ambito religioso. Venezia, Genova e la Liguria hanno una produzione non priva di propria originalità stilistica, ma è ancora nella produzione religiosa e ancora specialmente nel Settecento che il prodotto in argento raggiunge livelli notevoli. Le diverse città ebbero le loro punzonature e marchiarono con proprie sigle, ma non c'è paragone con la coeva produzione inglese. Dell'Emilia non si sa quasi nulla; della Toscana si conosce la grande stagione artistica del Quattrocento e del Cinquecento.

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